mercoledì 12 dicembre 2012

Santo Natale 2012



Cari amici,
in occasione delle prossime festività Natalizie, insieme ai nostri migliori auguri, abbiamo pensato di raccogliere alcuni passi significativi dell'Opera, in cui Gesù fa specifico riferimento al Natale.



Si sta avvicinando il Santo Natale (1997)

Ho cercato di non lasciarmi prendere troppo dalle «luci» del mondo. Sento un bisogno struggente di Gesù e, grazie allo Spirito Santo, che sento vivissimo in me, riesco, «zoppicando», a recitare i tre Rosari completi.
Vengo svegliata ogni notte verso le 3,30 (stessa ora in cui feci un sogno in Africa che solo ora comprendo), e un po’ nel dormiveglia incomincio con i misteri della gioia.
Nel sogno la «Mamma» mi aveva mandato, da Meðugorje due corone del Santo Rosario: una bianca e una rossa, come a Padre Massimiliano Kolbe. Mi spiegarono poi il significato: purezza e martirio. Io le avevo accettate entrambe!

… ma non riesco a immaginare il piccolo Gesù!
Scorrono davanti ai miei occhi immagini del Calvario.Le tre croci nere si stagliano su un cielo nero.
Una voce dolce e triste ripete dentro di me:

«Tutto è compiuto!».

Sento dentro di me come un pianto straziante: è la sofferenza del mio Gesù!

O mio dolce Signore, ancora Tu soffri perché è stato inutile. Il mondo continua la sua folle corsa all’autodistruzione e Tu rinasci ogni anno in questa sofferenza!
Gesù tiene il mondo tra le mani: un piccolo mondo ormai e piange. Piange su questa umanità che neppure e tanto meno a Natale sente la sua tenerezza!
Per tre giorni ho vissuto con Lui queste sofferenze (non era mai successo prima), senza sapere come alleviare la sua pena.
Avrei voluto parlarne con un Sacerdote, ma in quei giorni il loro lavoro in confessionale, li occupava molto. Avevo bisogno di un abbraccio... Ho sentito una forte solitudine che mi ha unito a Gesù nel Getsemani e... vidi quella Pietra Santa, circondata da demoni aizzati contro Gesù! Solo il sudore di sangue impediva loro di azzannarlo!

Perché, Gesù, mi fai vedere queste cose?
Un mattino, mentre prego il Santo Rosario, recitando l’Ave Maria, al «prega per noi peccatori» è come se il mio essere si fermasse. Non riesco più a pregare, ma solo a contemplare:

Maria prende il Bambino dalla mangiatoia, lo avvolge e lo mette fra le mie braccia.
C’è una luce paradisiaca nella grotta e san Giuseppe sorride.
Quale gioia e quale timore: il Figlio di Dio nelle braccia indegne della sua formichina!
Mi accosto al visino per baciarlo, quando mi accorgo, che sulla sua fronte c’è come un livido nero-bluastro, dal quale traspare come un foro. Scoprendo il corpicino nudo, la stessa cosa vedo sul torace, sulle manine e sui piedini.
Non so descrivere ciò che ho provato, ma... piangendo nel mio cuore, più che dagli occhi, lo coprii di baci... il mio Gesù piccolo... il mio Dio!
Poi ho chiesto al neonato Dio mio:

«Vuoi entrare nel mio cuore, anche se in questi giorni non c’è che sangue? il sangue però è caldo!»
E lo faccio entrare nel mio cuore e prometto:
 «Piccolo mio, aggiungerò un cuscino d’amore e una coperta di tenerezze per riscaldarti».

Lo stringo dentro di me, mentre Maria mi saluta

«Sì, Maria!»

Come Ti fidi di me, Maria! Affidi a questo povero cuore, Dio!
Gesù si addormenta e i lividi mi sembrano un po’ meno visibili,  allora penso: è solo avvicinandoci a Lui, tenendolo vicino, che possiamo capire il Mistero della sua Incarnazione: già a Natale!... e mi sveglio, per così dire, torno alla realtà e riprendo il mio Rosario!
Questa immagine e questa sensazione mi hanno accompagnata fino a Capodanno.


Ora Gesù Bambino, mi si presenta ancora nudo nella mangiatoia.  Il suo corpicino è viola per il freddo.
Maria e Giuseppe siedono accanto a lui, a destra, nella grotta. Io li guardo stupita e loro mi invitano con un sorriso, a prendere in braccio il piccolo Gesù.
Con timore e riverenza mi chino sulla paglia e sento il freddo del Piccolo. Lo stringo a me e se non vedo più i segni dei chiodi futuri, ma …sento tutto il freddo del mondo. Lo bacio e riapro il mio cuore per accoglierlo e ….
      Come posso descrivere sufficientemente questi attimi... Non è possibile!
Amen. Alleluia!
Sia gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra!
E Gesù Bambino si riaddormenta, riscaldato nel mio povero (più della grotta di Betlemme) cuore!

Ti bacio ancora, mio piccolo Bambino!




31 dicembre 1998, Giovedì

Durante un pellegrinaggio in Terra Santa
      Betlemme.

Nella Basilica della Natività, vivo uno sgomento: questo luogo buio, piuttosto malandato e purtroppo non troppo pulito, non può essere più adatto a testimoniare, dopo duemila anni, la povertà in cui è nato il nostro Re e Salvatore Gesù Cristo.
Mentre facevo la fila per poter entrare nella piccola grotta della natività, Gesù mi sussurra:

«Qui potete chiedere a Maria
di mettere Me piccino, fra le braccia vostre,
di donarmi a voi».

Oh, io ho provato a tenere Gesù nel mio cuore e lo desideravo tanto proprio lì dove Lui è nato! Lo comunicai a Don. G. e ad alcuni amici che accolsero felici l’invito. Tuttavia io non vissi questa beatitudine. Ricevetti invece questa immagine:
Vedo il trono di Erode, tutto oro zecchino. Erode stesso vestito di oro. Ma non c’è luce. Quest’oro è, ai miei occhi interiori, come opaco, impolverato, ossidato! Non c’è luce e io non comprendo.
Poi, vedo che, come a prolungamento di questa immagine, se ne sta formando una seconda, sfolgorante di luce: si forma come una grande coda di cometa: al posto della stella una culla di luce e nella culla il Bambino Gesù, più sfolgorante della luce!
Le due immagini sono ora una di fronte all’altra e si confondono e allo stesso tempo si contrappongono nel modo più assoluto.
Il Bambino Gesù, che viene a contrapporsi alla potenza opaca e vana dei potenti. La Luce, Lui, l’Aurora che squarcia le tenebre di questo mondo con la sua Luce di Verità e di Amore!
Ora, nel mio cuore comprendo, che è troppo potente questa Luce per chi non la ama. O abbracciamo questa Luce e ci immergiamo in Essa lasciandoci assorbire, o non la possiamo reggere, come Erode. Poiché questa Luce è troppo forte e folgora i nostri occhi, sporchi della superbia del mondo!

Vieni, Signore Gesù,
vieni, Pargoletto innocente,
a squarciare le tenebre dei nostri giorni!
Vieni, Amore mio, Amore di tutta l’umanità.
Amen!

20 dicembre 1999, Lunedì sera

Durante la Santa Messa serale, ricevo una nuova e tanto sublime immagine.
Vedo il Piccolo Gesù, bellissimo, straordinariamente piccolo, come appena nato.
Penso con sgomento, al freddo che soffrì quel corpicino. Ma subito vedo intorno a Lui una luce bianca e azzurra, lieve, soffusa. In questa luce, la Vergine tiene il Neonato nelle sue braccia materne.
Il Piccolo è tutto avvolto da questa Luce, come fosse un velo impalpabile...
Sono come paralizzata di fronte a questa scena che è assolutamente di Paradiso!
Poi il mio sguardo spazia intorno e vedo una moltitudine incalcolabile di persone venire verso questa Icona Celestiale, portando doni... Ci sono persone di ogni tempo… ci sono uomini, donne, bimbi di tutte le nazionalità e che indossano i costumi più disparati.
Non ho parole sufficienti per descrivere la bellezza di questa scena, ma poveramente percepisco: è l’esodo!
È l’esodo di tutta quanta l’umanità verso quel Celeste Bambino, il Re dell’universo!
Vivo un grande contrasto nel mio cuore... non è così il nostro Natale, non è mai stato così. Questo è un Natale che noi non conosciamo.
È il nostro Natale futuro!
È una nuova profezia del vero e Santo Natale!
In quel preciso momento, vengo richiamata alla realtà intorno a me, dalla voce dei fedeli che proclamano:

Tutti i popoli della terra verranno
e davanti a Lui si prostreranno!

Oh, il mio cuore non può più contenere ciò che sto vivendo!
Gesù, Gesù mio, solo dopo il tuo ritorno, dopo la nostra trasfigurazione, dopo la purificazione che Tu opererai in noi, soltanto allora, noi veramente potremo vivere il tuo Natale Eterno, nella sua Verità assoluta, come Maria e Giuseppe, come i Pastori e come i Magi lo vissero.
Allora il tuo Natale sarà veramente “universale“!
Sarà Natale nel cuore di tutti gli uomini della terra!
Così sarà!
Alleluia! Alleluia!


21 dicembre 1999, Martedì

Questa mattina, ancora durante la Santa Messa, appena ricevuto Gesù Eucaristia, ritorna al mio cuore la stessa immagine e sento una Voce dolcissima, ferma, inconfondibile che annuncia:

“Presto, a tutti i popoli della terra,
verrà svelato il Mistero della mia Incarnazione.
Io, verrò a svelarlo. Io, Io stesso, nella mia Gloria”.

Oh, il mio spirito è annichilito, poiché, io già sto vivendo, per purissima grazia, questo anticipo di Paradiso, questa vera realtà del Santo Natale, come sarà quando avremo finalmente: “cieli nuovi e terra nuova”.
O mio Signore, io non sono degna... tuttavia grazie!
Grazie, Bambinello, mio adorato!
Grazie, Mamma! Presto, il tuo Cuore trionferà!
Osanna, Osanna!
Amen! 
23 dicembre 1999, Giovedì

Per questo Santo Natale, dopo aver tanto cercato, sono riuscita a trovare una statuina rappresentante il Bambino Gesù, proprio come la desideravo.
È bellissimo il mio Bambinello! Gli occhi azzurri sono rivolti al Cielo, le manine aperte e le braccia spalancate, sembrano voler accogliere me e il mondo intero.
Una grande tenerezza invade il mio cuore nel contemplarlo! E nulla mi sembra tanto bello per accogliere degnamente il Piccolo.
Appena è entrato in casa mia, me lo sono stretto al cuore. Poi l’ho deposto su un cuscino di pizzo, ripromettendomi di provvedere più tardi a qualche soluzione migliore. Ma...
Più tardi, invece, Gesù Bambino ha parlato al mio cuore:

“Oh, no, Io desidero essere messo ancora sulla paglia!
Voglio essere ancora il Povero tra i poveri!
Sulla paglia, mettimi ancora sulla paglia!
Come a Betlemme!”

O mio Piccolo Signore, sono stupita e commossa!
Sì, come Tu vuoi! Provvederò!
Osanna! Osanna!
Amen!




24 dicembre 2000, Domenica
Vigilia del Santo Natale

Mai come in questo Anno Giubilare, il Santo Natale mi è parso tanto lontano. Le luci per le strade stridono ancora di più degli altri anni nel mio cuore che è più arido del solito.
       Mi rendo conto di quanto sia difficile recepire la vera Luce in un mondo così estraneo alla verità del Santo Natale. È qualcosa che mi fa soffrire intimamente come ogni anno, perché tuttavia non riesco ad estraniarmi da ciò che mi circonda.
Durante la Santa Messa di Mezzanotte, ai miei occhi interiori, appare un’immagine che acuisce i miei sentimenti e la mia sofferenza:
Vedo un paesaggio di montagna totalmente ammantato di neve molto alta. Il cielo è grigio e cupo. Con indicibile stupore vedo adagiato sul pendio, in mezzo a questa coltre immensa di neve, un neonato quasi nudo: il mio piccolo Bambino Gesù.
Il mio cuore ha uno spasmo di incredibile dolore e con lo sguardo cerco Maria, Giuseppe, una mangiatoia…
Ma no, non c’è nulla di tutto questo!
C’è solamente neve… tanta neve!…
Avverto il freddo pungente e, superato lo stupore e l’incapacità di comprendere, vorrei correre a prendere fra le braccia il mio Bambino.
Ma all’improvviso sento un rumore ovattato e incomprensibile. Poi vedo scendere dal crinale della montagna, e venire verso di noi, una carovana di lunghe slitte trainate da renne o da bellissimi cani da slitta. Su di esse vedo sedute delle persone riccamente vestite, tra pacchi regalo grandi e piccoli, avvolti in carte variamente colorate.
Le slitte scivolano veloci sulla neve, passando da un lato e dall’altro del piccolo Bambino indifeso… Io sono ancora molto lontana e mi sento impietrita per la paura di ciò che può succedere.
Nessuno pare aver visto il Bambino Gesù che rischia di essere travolto inesorabilmente dall’indifferenza di chi è troppo preso dalle mondanità. Molta neve viene sollevata al passaggio delle slitte che, in breve, si accumula sul piccolo corpicino facendo scomparire alla mia vista il Celeste Bambino.
Oh, il mio cuore geme… Intanto le slitte scivolano via portando lontano i loro ignari passeggeri.

Comprendo che lo Spirito Santo permette che io questa notte viva ancora con il Bambino Gesù il freddo spirituale che Lo circonda.
Piccolo mio, Bambino mio!
Corro alla cieca in quel deserto di neve. Gesù riappare agli occhi del mio cuore, là in mezzo all’immensità di quel paesaggio che rappresenta tanto bene una realtà ancora troppo grande: l’indifferenza degli uomini che scivolano accanto al Bambino Gesù senza neppure vederlo.
Ricchi del mondo, ma ignari di Dio!
Il mio cuore è triste! C’è ancora tanto freddo intorno al Natale. Raggiungo il mio Bambino Gesù, il mio tesoro, lo sollevo e lo stringo al mio cuore. Così finisce in me l’immagine.

Torno a casa e corro veloce dal mio Bambinello. Oh, questa Notte non potrò lasciarlo solo! Lo porto con me e lo pongo a dormire accanto a me nel tepore del mio amore… povero più che la Grotta di Betlemme!
Bambino mio, io ti amo!


25 dicembre 2000
Natale del Signore

Sono scivolata in un dolce sonno accanto al mio Bambinello. Appena sveglia, l’immagine della Notte precedente, torna al mio cuore. Ora è calato il buio su quel paesaggio di neve e ho una visione ancora più drammatica di questa nostra realtà: il freddo e il buio che avvolgono il Natale di questo Anno Santo!
O mio Signore!
Poi piano piano, mentre prego la Coroncina dell’Amore, una grande luce appare fra le tenebre.
È una luce che abbaglia, perciò non vedo nulla; ma a tentoni, incurante del pericolo e del freddo, avanzo verso quella straordinaria luce. Più mi avvicino meno riesco a vedere, tanto è potente quella luce.  Tuttavia è una luce che non acceca.
Entro nella luce, ma non vedo altro ancora che questa luce che mi circonda e mi assorbe.
Cado in ginocchio nella luce, mentre qualcosa davanti ai miei occhi prende forma: è un presepe vivente fatto di personaggi anch’essi di pura luce.
Ora vedo chiaramente il Bambino adagiato sulla paglia, calda e dorata. Vedo la Vergine Maria e San Giuseppe, mentre man mano prendono forma tutti i contorni di questa scena celestiale. Mi rendo conto che la luce proviene da una specie di capanna fatta di semplici frasche, aperta sulle tenebre fitte che la circondano. Poi si va formando un’immensa Croce Gloriosa che non ha confini e le sue braccia non finiscono da nessuna parte ma si stendono all’infinito.
Il presepe si presenta ora nella Croce Gloriosa al punto esatto dove nel dipinto della copertina di questi libri, è rappresentata l’umanità redenta da Cristo. Poi al centro della Croce prende forma un’Ostia viva che pulsa di vita, sulla quale in caratteri d’oro appaiono le iniziali della scritta: Jesus Hominum Salvator!
Il mio cuore avverte ora tutta la forza di questa immagine che è una profezia: la gloria del Santo Natale, la Gloria dell’Eucaristia, la Gloria della Croce, che avranno compimento nel ritorno glorioso di Cristo, nel trionfo della Redenzione.
E qui, in questa immagine, è narrata tutta la storia della nostra salvezza: l’Incarnazione del Verbo ha aperto questa storia che è rimasta viva nella realtà dell’Eucaristia, ma che avrà la sua pienezza nel ritorno glorioso di Cristo Gesù.

O mio piccolo Gesù Bambino,
Ostia viva,
manifestati al mondo intero
nella potenza della tua Divinità.
Vieni, Gesù, in mezzo a noi,
per sempre!

Solamente dopo il tuo Ritorno, con la vittoria della tua Croce Gloriosa sulle potenze del male, avremo anche la vittoria del Santo Natale sul mondo consumistico, ossia il trionfo della vera Luce sulle luci effimere e inconsistenti che oggi ci circondano. Allora e unicamente allora, saremo tutti pastori, tutti Re Magi in adorazione ai tuoi piedi, piccolo Bambino mio!

E sarà la terra  nuova! Sarà la nuova primavera…..   e non ci  può essere primavera senza gioiosa attesa, dopo il lungo e intenso freddo dell’inverno.
                                                                                                                        A.d.C.G.